Rinnovare per vincere

Salvatore Savino *

La sconfitta con l’Atalanta, giunta quando invece ci si aspettava un segno positivo, un segnale di rialzare la testa da parte della squadra, ha dato un colpo forte alle residue, già flebili a dire il vero, speranze dei tifosi, per il raggiungimento della zona Champions, ed ora persino delle coppe di minor prestigio. Si riparla ora di rifondare, di ricominciare un ciclo. Parliamoci chiaramente: questo Napoli, dopo l’esperienza di Mazzarri della prima maniera, ha creato le sue basi tecniche e tattiche sul lavoro di Rafa Benitez, che fece arrivare qui calciatori di livello europeo, importanti, diede una mentalità nuova, e cominciò, con il suo modulo 4-2-3-1 atipico, con un centrocampista offensivo vertice alto del triangolo di centrocampo che permetteva la superiorità numerica, a delineare una idea tattica precisa per la squadra azzurra, poi plasmata al 4-3-3 da Sarri. Con Ancelotti e dopo con Gattuso, e fino a Spalletti, il Napoli non ha più cambiato modulo, registro, codici di gioco. I cambiamenti, le trasformazioni, le rifondazioni, hanno sempre riguardato solo gli interpreti, i calciatori, e non il modo di giocare. A dire il vero, l’ultima rifondazione, nata dall’operazione di ventata nuova nello spogliatoio, con le cessioni eccellenti dei senatori della squadra, post ammutinamento e post Verona con mancata qualificazione alla Champions, contrastata e criticata anche a volte con toni aspri da una congrua fetta di tifosi, forse nostalgici o ancora romantici, legati ai calciatori come bandiere, alla fine ha portato a vincere lo scudetto. Da questo, possiamo di certo quindi ricavare che non sempre le rifondazioni, i grandi cambiamenti, sono fonte di delusione. Meglio affrontare il mare aperto, che rimanere nel porto sicuro della mediocrità. Pompeo,  incaricato di portare grano dall’Africa a Roma, in preda alla carestia, davanti ai suoi marinai, titubanti nel partire per le condizioni del mare, li arringò dicendo loro: ” navigare necesse est, vivere non necesse”.

Ora è il momento per il Napoli di affrontarlo il mare, di ricominciare il viaggio verso la vittoria. Per farlo, occorre prima di tutto allestire l’equipaggio: un comandante forte, capace, in grado di dare ai marinai certezze e sicurezza, e, accanto a lui, un ufficiale di bordo che sappia gestire la ciurma, comprenderne gli umori, guidare nelle difficoltà. Evitando gli errori del recente passato, questa volta sembra che il Presidente stia seguendo il timing più corretto: sta per scegliere un nuovo direttore sportivo, cui affiderà la completa gestione dell’area tecnica, dalla scelta dell’allenatore alle linee di mercato da seguire. L’esperienza di questa stagione, ormai al tramonto, spero abbia fatto comprendere quanto sia importante la suddivisione dei ruoli e delle competenze. Dei nomi e dei singoli, parlerò quando ci saranno le ufficializzazioni: non intendo entrare nel cerchio dantesco degli inseguitori dello scoop, delle valutazioni sui nomi che poi magari non arriveranno mai. Preferisco,  come spesso mi capita, e spero sia di gradimento del lettore, dedicare questo spazio a qualche ricordo storico, a qualche citazione importante. Oggi, ed è una splendida metafora tra calcio e città, ricorre l’anniversario della caduta della prima Repubblica Napoletana, quella nata dalla rivolta di Masaniello contro il vicereame spagnolo. Proprio come è accaduto all’epoca, quando, dopo la gloria della rivoluzione popolare, per un semestre ci si poté sentire i padroni, così, dopo lo scudetto da trionfatori, il semestre del crollo, della caduta degli Dei. Continuiamo sull’onda del ricordo, omaggiando un grande attore napoletano per il suo compleanno. Diciamo che questo campionato, per i tifosi del Napoli, è stato vissuto come Enzo Cannavale nella famosa “mezz’ora” del film 32 dicembre: in silenzio, costretti a subire le offese e le vessazioni degli avversari come dei media, ma sempre in piedi, con profonda dignità. Auguri anche a Fiorella Mannoia, che in un suo brano sembra proprio incarnare l’amore di un tifoso per la propria squadra: “avrei voluto vivere fermando ogni domenica con te, avrei voluto vincere, e vincere con te, avrei voluto essere il destino per decidere il domani, qualcosa che rimane anche quando tutto cade…”.

Amici tifosi, è  il tempo di cambiare le vele,  di rinnovare, di affrontare di nuovo il mare: non ci spaventa, siamo Napoletani, il mare è la nostra anima, la nostra natura, la nostra casa. Ritornerà a vedersi una terra all’orizzonte, ora lontana, misteriosa e per questo affascinante, ma, per raggiungerla, dobbiamo avere fiducia in chi questa nave, tra mille sbagli, virate controcorrente, scelte di equipaggi a volte rivelatisi non adatti, dichiarazioni che hanno rinforzato la tempesta invece di placarla, è riuscito comunque, pochi mesi fa, a condurla allo scudetto. Il credito non può essere illimitato certo, ed oggi il Presidente ne mette in gioco una gran parte. Presidente, abbiamo tollerato e compreso tanto, e subìto altrettanto, proprio in virtù del successo raggiunto, ma oggi Lei, da buon comandante, ha il dovere di cambiare rotta, di scegliere uomini validi, di aprire il forziere per ambire alla vittoria, a quei posti di onore europeo che, mi permetta, ci spettano di diritto. Noi ci siamo, e ci saremo sempre, vogliamo tornare presto ad un maggio di trionfo, e glielo dico con il grande Salvatore Di Giacomo, nel suo anniversario: “si  stu sciore torna a maggio… pure a maggio io stongo  ccà!” Forza Napoli Sempre.

*Scrittore, tifoso Napoli

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