Salvatore Savino *
Come ormai d’abitudine, quest’anno i discorsi sul Napoli fatti la settimana precedente vengono completamente stravolti la settimana successiva. Questa volta, la variazione è fondamentale: è stata cambiata la guida tecnica della squadra, e all’ “amico di famiglia” Walter Mazzarri è stata preferita una “vecchia conoscenza “, Francesco Calzona. Le motivazioni che hanno spinto la società a sostituire il tecnico toscano sono obiettivamente condivisibili e trovano la loro base fondamentale nella totale mancanza di risultati, oltre che, nelle ultime ore, ad un almeno apparente crollo emotivo e nervoso. A Mazzarri va comunque fatto un sentito ringraziamento, non fosse altro che per essere accorso al capezzale del Napoli sofferente, e non è su questo punto importante se i suoi metodi non sono riusciti a risollevare le sorti della squadra azzurra, ma solo la sua disponibilità a provarci. Questo però ora già rappresenta il passato, ed è ora di guardare avanti. Francesco Calzona conosce molto bene la città, l’ambiente, e soprattutto lo spogliatoio, essendo stato a lungo il vice di Maurizio Sarri nella sua esperienza partenopea, e poi prezioso collaboratore di Spalletti nella sua avventura all’ombra del Vesuvio. Questo suo ruolo di vice svolto finora impeccabilmente, ha avviato i commenti nefasti dei soliti criticatori professionali, i quali hanno subito trovato da ridire su questo argomento. Forse perché legati ad un calcio antico, vintage, nel quale la figura del “secondo” era del tutto marginale, trascurabile, tanto che alcuni di loro venivano conosciuti solo quando i titolari erano assenti per squalifica. Oggi non è più così: lo staff che circonda il tecnico di un club importante è fondamentale per la riuscita di un buon progetto tecnico. Il secondo, il tattico, il matchanalyst, ruoli prima sconosciuti, adesso sono importantissimi per gestire il gruppo squadra, e chi, arrampicandosi sugli specchi della regina Grimilde, quella del chi è la più bella del reame, sempre dediti al voler dipingere di nero ogni argomento, non lo riconosce, probabilmente dimostra una non profonda conoscenza del calcio attuale.
Calzona ha svolto per anni il ruolo del secondo, interagendo profondamente con la squadra. Era lui che, ad esempio, curava in maniera attenta e quasi maniacale la linea difensiva del Napoli di Sarri (qualcuno ricorderà gli inizi napoletani di Koulibaly, e come il nostro Kalidou sia diventato il campione che abbiamo conosciuto e amato proprio grazie al lavoro di Calzona), ma anche altri reparti hanno beneficiato della sua professionalità: si deve a lui, per esempio, anche l’ invenzione di Dries Mertens nel ruolo di centravanti, e anche in questo caso i risultati parlano per lui. Per confermare ulteriormente quanto il ruolo di secondo abbia illustri predecessori, vorrei segnalare qualche nome di chi qualcosina è poi riuscito a vincere, partendo dai tecnici più titolati della storia del calcio: Ancelotti, per anni vice di Sacchi in nazionale, e poi Mourinho, vice di Robson e Van Gaal, Zidane, al fianco dello stesso Carletto Ancelotti sulla panchina dei blancos del Real, per chiudere con Antonio Conte, vice dell’ex mister azzurro Gigi De Canio. Ho volutamente scelto i più forti del mondo, proprio per dimostrare come l’aver svolto il ruolo di vice non è un modo di sminuire un allenatore, anzi, spesso è la base di una possibile carriera da vincitore. Nella nostra fattispecie particolare poi, Calzona è anche il commissario tecnico della Slovacchia, che ha appena condotto mirabilmente alla qualificazione agli europei del prossimo giugno. Nel Paese di Marek Hamsik, che peraltro ha appoggiato la candidatura del suo CT per la panchina azzurra, Ciccio è amatissimo, e non solo per il traguardo conseguito, ma anche per la bellezza del gioco espresso, con quel 4-3-3 che dalle parti di Fuorigrotta conosciamo molto bene. Poche ore dopo il suo arrivo in città, mister Calzona si è trovato davanti un avversario di quelli che fanno tremare le vene ai polsi, e ha dovuto subito guidare gli azzurri nell’andata degli ottavi di finale di Champions League, contro i blaugrana di Barcellona.
Analizziamo almeno sommariamente come è andata: nei primi 20 minuti di partita, Xavi ha spinto il suo Barca a dominare il campo, a provare ad impaurire la già tremula compagine napoletane, schierata, come si diceva prima, nel classico 433. Qui la prima riflessione: a differenza di Garcia e Mazzarri, che per motivi diversi optavano per un altro modo di schierarsi in campo, contro i catalani Calzona ha provato, almeno a grandi linee, a seguire il modo di giocare con cui Spalletti e tutta la rosa sono riusciti a raggiungere il titolo. Non avendo avuto modo di preparare chissà quanto la gara, credo che per entrare nello spogliatoio e spiegare come avrebbe voluto svolgere il tema tattico della partita, la cosa migliore poteva essere suggerire di giocare così come sapevano, con i movimenti che conoscevano a memoria, anche per dare ai ragazzi maggiore tranquillità. Questa tranquillità è servita, ad esempio, nella seconda metà del primo tempo, a cambiare passo, a stringere l’avversario nella propria metà campo, quando non nell’area di rigore. Un altro aspetto positivo, a mio modo di vedere, è stato il saper reagire al gol subito, forse, in un momento inatteso. C’è stata qualche leggerezza che ha portato a subire la rete di Lewandowski, ma, del resto, se non ci fossero gli errori, non si segnerebbe mai un gol. Il Napoli ha saputo reagire però, ha pareggiato con Il figliol prodigo Osimhen ( anche qui errore del difensore iberico ), e, nel finale di partita, ha avuto un certo predominio territoriale e forse, con un pizzico di fortuna e di audacia più, che col tempo arriveranno, si poteva persino vincere. È vero anche che nel finale, soprattutto con Gundogan, gli spagnoli avrebbero potuto di nuovo portare a casa il risultato pieno, ma cerchiamo di fare emergere maggiormente gli aspetti positivi. A volte, ad esempio, anche un episodio fortunato può segnare un punto di svolta di una stagione: Victor fa gol qualche attimo prima di essere sostituito dal Cholito Simeone, e, chissà, forse fino a ieri la fortuna non avrebbe guardato verso di noi, e Victor sarebbe stato sostituito a bocca asciutta. Ora ci si rituffa in campionato, con la dura e difficile trasferta di Cagliari, dove la squadra di Ranieri, in piena lotta salvezza, spera di trovare con gli azzurri i punti della speranza. Ci dispiace, Claudio, stimatissimo ed amato uomo di un calcio Nobile e pieno di valori, ma in questo momento non ci possiamo permettere di lasciare per strada nulla a nessuno. Insieme a Ciccio Calzona, l’intero popolo azzurro idealmente sarà in terra sarda domenica pomeriggio, per riprendere un cammino vincente. Gli obiettivi sono sempre due, sempre quelli lì, raggiungibili: la qualificazione alla prossima Champions, e il passaggio ai quarti superando il Barcellona. Ci credevamo prima e ancor più ci crediamo ora, con Mister Calzon. Del futuro a lunga gittata se ne parlerà a fine stagione, del tecnico, dei calciatori che verranno e di quelli che andranno via. Adesso, si deve solo sudare la maglia e onorare l’amore dei tifosi. Ciccio, mi consenta la confidenza, siamo con te Forza Napoli Sempre.
*Scrittore, tifoso Napoli