Rialzare la testa e lottare

Salvatore Savino *

Anche l’occasione di rialzare la testa nella umida notte di San Siro è stata sprecata dal Napoli. Un inizio promettente è stato vanificato da un erroraccio, equamente suddiviso tra quasi tutti i protagonisti della difesa azzurra, e a poco o nulla sono serviti gli ultimi arrembanti minuti finali. Inutile sottolineare come siano immediatamente partiti i processi sommari, dalle condanne precompilate, senza neanche ascoltare le arringhe della difesa. Sicuramente le colpe ci sono state e ci sono, ma non è utile né produttivo ritornare ad ogni occasione propizia a tirare in ballo i peccati originali. Se abbiamo dato per acquisito il concetto che furono sbagliate la scelta di Garcia e il ritardo del suo esonero, ed è un dato  fortemente acquisito, vista la recente conferenza stampa presidenziale, che senso ha ribadirlo ad ogni pie’ sospinto, qualsivoglia sia l’argomento in discussione? Eppure, anche dopo la gara di San Siro, le accuse…retrò, l’hanno fatta da padrone tra tifosi e commentatori. Proviamo a dare una sterzata netta, puntiamo al presente con un occhio al futuro. Lo status attuale vede un Napoli abbastanza lontano da quello che, forza maggiore, è  diventato uno dei due ultimi traguardi ancora raggiungibili dalla compagine partenopea,  il quarto posto in campionato e il superamento degli ottavi di Champions. Per poterli raggiungere, è necessario uno sforzo notevole da parte di tutti i protagonisti della storia: la società ha provato a rispondere con dei nuovi acquisti, ora tocca al tecnico creare i presupposti per vincere, e qui si palesano le prime dolenti note. Senza scendere su un terreno che francamente ritengo eccessivo, a tratti persino offensivo nei confronti del tecnico di San Vincenzo, del quale si dimentica che forse è l’unico che avrebbe, come poi ha fatto, accettato di venire per pochi mesi a cercare di salvare il salvabile. Vorrei comunque muovere degli appunti: nella sfida di Milano contro i rossoneri, mi è parso di intravedere una forma di intrinseca paura di timore di rischiare. Caro mister, per quanto non mi permetto di entrare nei temi tattici, che lascio alla sua indiscussa professionalità, mi consenta però di muovere delle considerazioni, che, seguendo la gara, mi sono sorte spontaneamente: se uno dei due obiettivi rimasti è il raggiungimento del quarto posto, con la classifica che ora ci vede abbastanza distanti, che senso ha scendere in campo con uno schieramento timoroso, guardingo fino all’estremo, sia ad inizio gara che nel secondo tempo, che ci vedeva anche sotto di un gol?  La sostituzione di Simeone con Raspadori resta un altro enigma: era così complicato affrontare i due centrali rossoneri in emergenza con due punte, magari non in linea ma uno più arretrato rispetto all’altro? E perché puntare solo nel finale su uno dei pezzi più costosi dell mercato azzurro? Quel Lindstrom che, con un paio di azioni importanti, ha quasi bissato il momento magico del gol del momentaneo pari con il Verona. Una nota a parte, ma qui é  chiaramente una mia posizione personale,  passibile quindi di condivisione o meno, riguarda l’Impiego di Zielinski : prima della partita, non si sapeva ancora delle visite mediche effettuate con l’Inter, con la conseguente delusione da innamorati traditi che naturalmente ogni tifoso ha provato nel profondo del cuore, ma già così, vedere in campo un ragazzo che abbiamo tanto amato, ma che ha scelto di andare altrove, a me non ha fatto molto piacere. Ha scelto liberamente, e giustamente vista l’offerta, di lasciare Napoli per Milano sponda nerazzurra: non muovo ovviamente nessuna critica sulla scelta, ma deve farsene carico. Credo sia corretto, anche nei confronti di chi questa maglia ancora ha scelto di difenderla, che Piotr non sia d’ora in poi considerato impiegabile. Nessun dubbio sulla sua professionalità, così come sul suo amore per Napoli e per i tifosi, ma credo sia corretto che si punti su chi dovrà restare ancora in maglia azzurra. Si potrà obiettare che allora il medesimo comportamento dovrebbe essere adottato anche per Osimhen, ma, se ci atteniamo ai fatti, il centravanti nigeriano è ancora sotto contratto con il Napoli, anzi, paradossalmente, ha appena rinnovato. Certo, tutti pensiamo che la sua permanenza in riva al golfo sia ormai a tempo determinato, ma, ad oggi, il discorso rispetto al centrocampista polacco è diverso. Del resto, è pieno interesse del calciatore darsi da fare in questo finale di stagione, a suon di reti, fosse anche per ottenere un ingaggio a tanti zeri in un Top Club europeo. Quello che invece mi farebbe piacere, sarebbe che Piotr non andasse via, come altri campioni, quasi dalla porta di servizio, ma che avesse modo di giocare una partita di saluto, nella quale abbracciare chi lo ha amato per otto anni, e noi potessimo ringraziarlo per le emozioni che ci ha dato. Piotr, non dimenticherò mai il tuo lasciarti cadere, disteso a terra a rimirar le stelle, quando vincemmo a Torino, e tutti, te compreso, capimmo in quel momento che questa volta lo scudetto non potevano più togliercelo. Buona fortuna Piotr,  chi ama non dimentica…

Ritornando agli impegni di gioco, sabato arriva a Fuorigrotta il Genoa dell’emergente Gilardino, squadra ostica, dura da affrontare, ma non si ammettono risultati diversi dalla vittoria. Tranne cose dell’ultima ora, con il rientro di Osimhen, l’unica assenza forzata è quella di Juan Jesus, squalificato. Il Mister ha tutta la rosa a disposizione, e non ci si può appigliare a nulla: si deve battere il Genoa, e poi, qualche giorno ancora, e sarà di nuovo Champions: un fantastico Napoli-Barcellona. Poche ore fa, la Lazio di Sarri ha dimostrato che, con impegno e attenzione, si possono sconvolgere anche i pronostici più sicuri della vigilia. Mister, anche se abbiamo vissuto in anticipo la Quaresima, ricordi ai suoi ragazzi che i tifosi sono e restano innamorati della loro squadra e della loro maglia, e pretendono quindi un regalo per San Valentino. Come quel famoso anello a tre brillanti, vogliamo le tre vittorie consecutive: Genova, Barcellona, Cagliari, curiosamente tre avversari dai colori rossoblù. Preparatevi a dipingerle tutte di azzurro. Napoli mio, da tuo innamorato folle, voglio tornare a qualche mese fa, quando, accoccolati ad ascoltare il mare, ci abbracciamo da Campioni d’Italia. Se si parla d’amore, non si può fare a meno di Baglioni, appunto, e allora, Napoli mio, torna a trionfare, così che potremo ancora avere e sempre tanti altri… Mille giorni di te e di me. Forza Napoli Sempre  

*Scrittore, tifoso Napoli