Via i razzisti dagli stadi d’Italia

Nella foto: Mike Maignan (foto Daniele Buffa/Image Sport)

Massimo Ciccognani

Rabbia e sconforto, perché ai giorni nostri, non sono più tollerabili atteggiamenti razzisti. L’ultimo in ordine di uscita, quello di Udine, dove il milanista Maignan è stato oggetti di pesanti insulti che hanno scatenato l’ennesimo putiferio. La Polizia di Udine ha individuato altre quattro persone indiziate di avere proferito invettive a sfondo razzista, come ululati o le parole “negro” e “scimmia”, nei confronti del portiere del Milan Mike Maignan durante il match tra l’Udinese e i rossoneri. Si tratta di tre uomini e una donna di 45, 32 e 34 anni della provincia di Udine, e di un uomo di 42 di Udine, tutti deferiti in stato di libertà alla Procura che sta coordinando le attività di indagine. Il Questore Alfredo D’Agostino ha emesso nei loro confronti un Daspo di 5 anni, la misura massima prevista trattandosi di soggetti non recidivi. La società friulana ha annunciato che li bandirà a vita dallo stadio, esattamente come fatto con il primo tifoso razzista individuato nei giorni scorsi.

L’Italia è un Paese in totale decadenza, dove i diritti delle persone vengono continuamente calpestati, da imbecilli che entrano negli stadi non per tifare la propria squadra di calcio, ma per prendere di mira l’avversario. Se poi è nero, ancora meglio. Storia vista e rivista, perché non basta un semplice daspo e l’allontamento dagli stadi, per frenare l’onda barbarica di gente disumana che meriterebbe condanne più severe sotto il profilo personale.

La rabbia di Maignan che stava lasciando il campo, infastidico e turbante da certe invettive, è anche la nostra. Ma la notizia più clamorosa è che tra i cinque, ci sarebbe anche un uomo di colore, la stessa pelle di Maignan. La società friulana sta facendo di tutto per difendere la propria reputazione, ma soggetti di questo genere, non fanno male al calcio, ma all’intera società. Ecco perché servono misure più drastiche che vadano a colpire il soggetto e non solo l’impossibilità di entrare in uno stadio.

Perché a stretto giro, l’episodio può ripetersi, come un vulcano dormiente, ma pronto a fare danni quando meno te lo aspetti. Ne va della dignità di un Paese, dove non cin deve essere spazio per razzismo, ideologia religiosa e identità sessuale. In questo, rispetto a tanti altri Paesi, l’Italia è molto indietro. Udine ha segnato un’altra pagina nera della nostra storia umanitaria. Bisogna crescere, nel rispetto della libertà altrui e delle regole. 

Si parla di calcio, ma episodi del genere, che magari non salgono alla cronaca perché non sempre si tratta di calciatori famosi, sono all’ordine del giorni, in tanti angoli delle nostre città, dove tanti immigrati vengono aggrediti o sbeffeggiati in mezzo alla strada solo per il colore della pelle. Sarebbe ora di dire basta, una volta per tutte, perché l’Italia è un Paese bellisismo e ospitale. Facciamo che non lo sia soltanto nelle cartoline pubblicitarie. 

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