Roma a Milano, l’emergenza continua. Mourinho: “Io, esempio di professionalità, ma non sono un mago”

Nella foto: José Mourinho (Foto Gino Mancini)

E’ un Mourinho scottato dall’eliminazione in Coppa che ha lasciato strascichi polemici, ma sempre più convinto del suo modo di essere. Domani c’è il Milan a San Siro, altra tappa delicata. Josè spegne sul nascere le polemiche. “Eì assurdo che debba giustificarmi per un allenamento saltato dopo aver concordato tutto con la società: non ho mai saltato una partita in 23 anni di carriera. Non accetto in alcun modo che la mia professionalità e dignità, il mio cuore per questo lavoro venga messa in discussione. Se c’è un esempio perfetto di professionalità sono io”.

Il derby ha lasciato il segno, ma la Roma deve ripartire. Come? “Come si riparte dopo il derby? Pensando alla prossima gara, quella di mercoledì è finita e l’abbiamo persa. Qualcuno deve dare di più”. “Dybala? Non penso ci sarà. Joao Costa verrà convocato”. 

Sulla strada dei giallorossi, c’è un Milan che vuole tornare a volare in alto in ottica scudetto. Mourinho lo sa benissimo. “Affrontiamo una squadra che gioca per il titolo, che lo ha vinto due anni fa. Ovviamente sembra che la distanza di punti tra loro e Juventus e Inter sia una distanza non facile da colmare, ma è quella squadra lì, che ha perso qualche giocatore importante per infortunio nella zona difensiva, in centrocampo e in attacco sono lì, dietro ha perso 2-3 giocatori ma ne ha presi 2 per cercare di trovare la soluzione, ha preso Terracciano, ha preso di nuovo Gabbia. Il Milan è una squadra che sicuramente vuole vincere dopo la sconfitta in Coppa, che per loro era un target. Metteranno tutto su questa partita, conoscono le nostre difficoltà, sembra che le sappiano tutti. Magari non le sa qualche giornalista o qualche commentatore, tutti sanno le nostre difficoltà”.

Roma città aperta, anche alle polemiche. Così Mourinho spiega il rapporto con i suoi calciatori. “Dal punto di vista del mio rapporto con i giocatori non risparmio nulla, poi migliore è il rapporto, più è facile non risparmiare nulla. Ieri la riunione è stata dura, specialmente per qualche individuo. Collettivamente e difensivamente la squadra nel derby è stata perfetta, ha subito solo un gol iniziato con una rimessa laterale nostra che abbiamo trasformato in un calcio d’angolo e in un rigore provocato da un ‘bambino’ di 18 anni con 55 minuti di Serie A. Io non ho mai detto che non era rigore, ho detto che è un rigore dei tempi moderni e che i tempi moderni nell’arbitraggio sono inferiori per protezione del gioco rispetto a 20 anni fa. Nella riunione di ieri non ho risparmiato niente alla squadra, poi c’è stato l’allenamento con 6 giocatori e in queste situazioni è difficile lavorare in campo e cercare di migliorare le cose. Il messaggio è rimasto lì, c’è gente che obbligatoriamente dal punto di vista individuale deve dare di più”. 

Bisogna dare di più, e il tecnico lo rimarca. “I derby che abbiamo perso li abbiamo sempre persi per un dettaglio, un errore, che sia arbitrale o nostro. Però lo abbiamo sempre fatto con la dignità di chi dà tutto e siamo sempre usciti con a testa alta. In questo qualche giocatore doveva dare di più, ma nonostante questo abbiamo finito la partita come avete visto, avendo due grande possibilità di pareggiare nel finale. L’orgoglio di essere romanista è presente dentro, ma è nel campo che devi mettere negli occhi della gente questo atteggiamento: capisco che la gente non è contenta per qualche situazione che per me è fuori dal contesto perché alla fine è uno sport collettivo e non individuale”.

Innegabile che anche a Milano sarà una Roma in totale emergenza. “Abbiamo avuto due periodi difficili in questa stagione: il primo riguarda le prime tre di campionato, dove c’erano 9 punti sul tavolo e ne abbiamo preso 1. Non c’erano giocatori disponibili e ne abbiamo perso 8: in questo momento abbiamo 4 punti di differenza dalla Champions. Il secondo periodo è questo dove giochiamo contro Fiorentina, Atalanta, Juve, derby, MIlan con un gruppo ridotto di giocatori. Se qualcuno non vuole interpretare questo come difficoltà non è giusto”.

Difesa totalmente da inventare. “La difesa che possiamo schierare, dice Kristensen che non è un difensore, Mancini che è infortunato e in una posizione non sua da centrale, Hujsen che è un bambino, Llorente che forse può giocare domani ma è in dubbio. Ignorare non è giusto ed è qui che devo difendere il mio gruppo e dire che è gente seria, che lavora e soffre quando il risultato non è quello aspettato. Abbiamo perso il derby, ma abbiamo un campionato da giocare. Il potenziale delle squadre da top 4 non è paragonabile con noi. I tifosi della Roma sono i più incredibili che abbia mai visto, l’allenatore si chiama José Harry Mourinho Potter e alza le aspettative, stiamo lottando qualcosa che è molto difficile e nessuno ci dirà che non possiamo lottare. Col Milan saremo là, mi dispiacerà non essere in panchina, sarò in tribuna, in un habitat dove non sono benvenuto, ma sarò lì a cercare di fare il mio lavoro nel modo in cui posso farlo – ha concluso -. Andiamo là con tutto quello che abbiamo e con la certezza che i ragazzi daranno tutto, perché anche loro soffrono quando il risultato non è positivo”.

Out Dybala, assenza che si fa sempre sentire. “Trovare le soluzioni per giocare senza Dybala non è la stessa cosa trovare la soluzione per giocare senza Haaland per Guardiola, perché lui ha Alvarez. Se per Pochettino non gioca Sterling, gioca Mudryk, per Klopp se non gioca Diaz gioca Jota e se non gioca lui gioca Nunez, non è la stessa cosa. La Roma vive una situazione dal punto di vista del settlement agreement per cui ha delle grandi limitazioni e questo si vede in campo, durante la stagione quando succede qualche tipo di problema non c’è modo di nasconderlo. La Roma ha fatto uno sforzo economico per avere Smalling, non ha Smalling e non può averne un altro. La Roma ha fatto uno sforzo economico per avere Renato Sanches e non c’è e non possiamo avere due Renato Sanches perché i paletti non ti permettono di avere un altro giocatore della stessa posizione che sia disponibile. Dybala è un giocatore veramente speciale, che negli ultimi anni ha giocato in una squadra con altri giocatori speciali. Quando non giocava lui giocava un altro, a volte stava in panchina e a volte entrava, non abbiamo un altro con le sue caratteristiche”.

Sulla formazione concede poco. “Farò qualche cambio, sicuramente, ma qui non esiste l’intenzione né di punire, né di far prendere attenzione su un determinato singolo. C’è da costruire un puzzle sia dal punto di vista tattico che mentale che ci possa permettere di competere là. La squadra più tattica è quella con meno capacità a livello tecnico, quando il livello tattico è altissimo lavori su princìpi che permettano ai giocatori in campo di esprimere il loro potenziale. Noi ci fondiamo sull’organizzazione di gioco e sul dettaglio, siamo una squadra che va su una strada molto ben definita, che sono i princìpi su cui lavoriamo in campo. Siamo pochissimi, eravamo pochi, Azmoun è fuori, Paulo è fuori e sono due in meno”.

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