Riprendiamoci il nostro posto

Salvatore Savino *

Venire fuori da una sconfitta con quattro gol sul groppone, anche se presi dal Real Madrid, non è esercizio facile. Adesso si tratta di decidere cosa vogliamo vedere, su cosa soffermare la nostra attenzione, prima di esprimere giudizi definitivi o quasi. Il nuovo corso del Mazzarri 2.0 era partito con la roboante vittoria in terra bergamasca, quindi il secondo step era affrontare il gotha del calcio mondiale, l’icona di ogni tifoso di calcio, il Real Madrid. Pur privi di tanti titolari, i blancos hanno messo in campo una formazione qualitativamente eccellente, infarcita di campioni come Alaba, Kross, Rodrygo, giusto per citarne uno per reparto. Il Napoli, ancora convalescente dal periodo francese, si è schierato con una formazione che al primo sguardo appariva buona, studiata bene, compatibilmente con le assenze che pesavano nell’organizzazione azzurra. Modulo classico, con Juan Jesus a sostituire i titolari di fascia sinistra Oliveira e Mario Rui, un centrocampo fosforo e muscoli con Anguissa, Lobo e Zielinski, e il solito Simeone a battersi in attacco, dando modo ad Osimhen di prepararsi al meglio per rientrare. Proprio Giovanni Simeone porta in vantaggio gli azzurri con un guizzo in aria di rigore, e qui, paradossalmente, cominciano le note dolenti: neanche il tempo di rimettere il pallone al centro, e un Napoli sfilacciato, allegro e ballerino, consente agli spagnoli un immediato quanto insperato pareggio. Emergono subito i soliti problemi: Brahim Diaz, forse ricordando i recenti match con la maglia rossonera milanista, si libera con un dribbling di Anguissa a centrocampo, ed il camerunense lo lascia libero di andare a creare un devastante tre contro tre che porta al pari di Rodrygo. Un centrocampista dello spessore di Zambo non può farlo, deve tenerlo, spendere anche il fallo tattico se necessario, ma non può lasciarlo andare via così. Qualche minuto più tardi, Alaba, lasciato in tutta serenità sulla trequarti, pennella un cross in area per Bellingham (un vero fuoriclasse), che uno svagato Natan lascia libero da marcatura, ed è il vantaggio madridista.

All’alba del secondo tempo, Anguissa, nell’improbabile ruolo di rediviva Penelope nel palazzo di Itaca, confonde il proprio Ulisse Osimhen con Antinoo Kvara, sbaglia scelta di passaggio, e il Napoli non va in vantaggio, e lì si chiude la sua partita. Secondo me, da quel momento infatti, i blancos diventano padroni del campo, attaccano a pieno regime, creando occasioni una dopo l’altra. La mediana azzurra non abbozza nemmeno più la fase difensiva, e il Napoli traballa sempre più, fino alla purtroppo ennesima papera di un Meret che proprio non riesce a far stare tranquilli i tifosi napoletani. Non si mettono in dubbio le doti tecniche di base che certamente possiede, ma, almeno chi scrive, non riesce a liberarsi da una sensazione di insicurezza ogni volta che gli avversari tirano in porta o semplicemente il pallone spiove in area azzurra da qualsivoglia zona del campo. Certo, anche Cajuste fa il suo, cedendo al primo dribbling del giovane spagnolo, senza ostacolarne il tiro, ma quel pallone in porta, caro Meret, non può entrare. A quel punto, la gara è veramente finita, ed il quarto gol madrileno è solo una immeritata ed eccessiva punizione per gli azzurri. Come scrivevo all’inizio, ora si tratta di trarre spunti di valutazione utili per il futuro. A mio modo di vedere, il Napoli ha comunque buone, buonissime prospettive per il futuro. Innanzitutto il gruppo. I ragazzi mi sono apparsi uniti, compatti dal punto di vista del rapporto umano, dell’aiutarsi reciprocamente, e poi, non dimentichiamolo, per ottanta minuti siamo stati alla pari con una delle squadre più forti del mondo, persino avendo la possibilità di vincere. Ci sono però anche delle cose che vanno migliorate, perché la stagione possa ancora vederci protagonisti. Prima di tutto, migliorare la condizione atletica consentirà di non arrivare più in ritardo sulle seconde palle e di evitare di subire per lunghi momenti delle partite il predominio avversario. Pondrelli è appena arrivato, e sono certo che, con il suo lavoro e la riconosciuta capacità del professionista bolognese, l’intero gruppo squadra sarà in netto miglioramento dal punto di vista fisico. Tatticamente parlando invece, sappiamo, per esplicita affermazione dei protagonisti, che Mazzarri intende, almeno in linea di principio, adottare il modulo 4-3-3, ormai nel DNA della rosa azzurra. Questo tipo di assetto tattico però, prevede alcuni comportamenti da tenere in campo, primo fra tutti il pressing alto, di squadra e non dei singoli, così da riconquistare subito palla, mantenendo la squadra corta, e non esponendosi agli attacchi avversari. Ieri invece, al Bernabeu, il Napoli non ha mai fatto pressing sugli spagnoli, che infatti hanno dominato il campo per lunghi tratti. Si criticano molto anche la difesa e i suoi interpreti: il calcio moderno però, non è focalizzato su settori di squadra definiti e divisi tra loro; oggi bisogna parlare di fase difensiva, e questa prevede movimenti e comportamenti di tutti i calciatori, sin dalla prima punta che deve andare in pressione sull’uscita dal basso degli avversari risalendo su su fino al portiere.  E qui l’altra nota dolente: ad oggi, il Napoli non riesce ad avere una sicurezza nel ruolo del portiere. Come dicevo prima, Meret ha grandi qualità, è un ragazzo d’oro sotto ogni punto di vista, ma ad oggi, e dopo ormai alcuni anni, non riesce a dare tranquillità ai tifosi Purtroppo, la situazione è diventata tale che, a mio modo di vedere, sarebbe d’ uopo un cambio tra i pali, una diversa gestione del ruolo del portiere. Nulla di personale nei confronti del ragazzo che, ripeto, è splendido. Il tecnico però, fortunatamente per il Napoli, non sono io, ma Mazzarri, e solo lui, che conosce tutto dello spogliatoio, sa quale sia la soluzione migliore. Vorrei solo da oggi non tremare più quando il pallone arriva dalle parti della nostra area. Guardiamo avanti adesso: nel girone di Champions, il Napoli può qualificarsi con una certa serenità agli ottavi, visto che è sufficiente persino una sconfitta interna col Braga, purché col minimo scarto, e per questo non la considero il momento una priorità. La priorità è domenica sera, è al Maradona,  e si chiama Inter. È  il momento di riprendere la corsa verso lo scudetto.  Siamo i Campioni d’Italia, e dobbiamo onorare questo titolo, lottando fino alla fine per cercare di rivincerlo. l’Inter si è molto risparmiata in attesa di incontrarci, adottando un massiccio turnover in Coppa contro il Benfica, e questo, è un chiaro segno di quanto ci rispettino e secondo me ci temino. Dobbiamo puntare su questo, dimostrare sul campo che adesso per gli avversari è finita la pacchia. Al Maradona si deve soffrire e, spesso, si deve perdere, perché i Campioni d’Italia devono far pesare il loro titolo, il loro valore, e la loro forza. Parafrasando una famosa frase di una fiction di successo, ” adesso andiamoci a riprendere tutto quello che è il nostro…” Forza Napoli Sempre.

*Scrittore, tifoso Napoli