Verso Italia-Macedonia. Spalletti: “Conviviamo con la paura, ma sappiamo cosa fare”

Nella foto: Luciano Spalletti (Foto Gino Mancini)

Massimo Ciccognani

FIRENZE Primo giorno di raduno a Coverciano per preparare le sfide, decisive per la qualificazione a Euro 2024, contro Macedonia del Nord e Ucraina. E subito parola al ct Luciano Spalletti, chiamato subito a chiarire alcuni concetti sulle mancate convocazioni.
“Io non sconvoco nessuno – le prime parole di Spalletti – . Per quanto riguarda Immobile, lo riteniamo un calciatore molto importante che seguiamo sempre con totale attenzione come tutti i calciatori. Andiamo a vedere le partite, gli allenamenti, anche se alla Lazio ancora non sono stato. In questo momento qui, mi sembrava che gli altri tre che ho convocato fossero più in condizione, anche se in Champions ha fatto bene, ha realizzato un gran gol, e gli ho fatto pure i complimenti quando ci ha parlato. I criteri poi sono quelli di andare a vincere le partite che andiamo a giocare, convocare i migliori tenendo conto di tante cose. Io lavoro nella sua totalità quando faccio certe scelte”. 

E manco a dirlo, il riferimento è soprattutto riservato ai difensori. “E’ dipeso un po’ dal momento che stanno attraversando anche col club. Poi molti sono riconferme. Jorginho, ad esempio, è stato convocato ora perché tra settembre e ottobre aveva giocato poco. Però lui aveva sempre fatto vedere il desiderio di far parte di questo gruppo, ci avevo parlato telefonicamente e aveva espresso tutto il suo desiderio di vestire questa maglia. Ora sta giocando con regolarità, mi sembra stia meglio, è tornato a essere l’uomo squadra, il regista che indica la via, è diventato il capitano dell’Arsenal: ci sono segnali molto positivi che poi hanno portato questa convocazione”. 

L’Italia riparte da Wembley e dalle cose buone viste contro l’Inghilterra. “Stamani ho detto ai ragazzi che bisognava fare qualcosa di differente, se li vai a prendere nella loro area poi la lanciano lunga e puoi andare in difficoltà. Bisogna vedere quali sono le nostre caratteristiche e poi creare un modo di stare in campo che sia stimolante, che piaccia a tutti. Io arrivo bene se loro capiscono che quella sia la direzione giusta, altrimenti si fanno 10 metri più indietro e diventa un’altra qualità di gioco. La differenza tra il calcio italiano e quello europeo è soprattutto in questo, loro giocano la partita. A Wembley noi nei duelli siamo stati inferiori, questa ricerca di andare all’impatto fisico e voler lottare l’hanno fatta meglio loro, si sono mostrati più determinati. Si va a fare ciò che ci siamo detti tutti insieme e a continuare sulla strada che abbiamo intrapreso dopo aver sentito il commento dei calciatori. Contano i giocatori, la loro qualità, se poi si riesce a fare squadra anche meglio”. 

Venerdì a Roma la Nord Macedonia, lunedì a Leverkusen contro l’Ucraina. Guai a parlare di paura. “La paura ce l’abbiamo di fianco, ci camminiamo insieme. Dipende poi da come la vivi, ma è un sentimento come gli altri e mi ha accompagnato in ogni step della mia carriera, fin dall’Under 17 dell’Empoli e poi durante tutti gli esami che mi hanno accompagnato durante la carriera e portato fin qui. Contro l’Inghilterra ho visto molti fasci di luce e non mi sono trovato in un buio intenso: di solito le sconfitte si tende a cancellarle, ma di quella partita ci sono molte cose fatte bene, e in alcuni momenti benissimo, che dobbiamo mantenere”.

Delle due partite, fondamentale vincere subito la prima per andare poi a gestire la seconda avendo a disposizione due risultati su tre. “A noi vincere la prima gara ci dà un vantaggio sulla seconda, quindi facciamo attenzione a quella formazione lì. Poi possono esserci alcune valutazioni sui calciatori in vista delle due gare ravvicinate, ma a prescindere non faccio una formazione per la prima partita e un’altra per la seconda. E’ chiaro che qualcosa verrà cambiato, però si fa una cosa per volta…”.

Da valutare però le condizioni di alcuni calciatori usciti malconci dall’ultima giornata di campionato. “C’è Cambiaso che ha una caviglia gonfia, Cristante che ha un affaticamento muscolare e c’è da fare attenzione al primo e al secondo allenamento. Locatelli l’abbiamo mandato a casa per infortunio. Jorginho ha dei punti in testa rimediati nell’ultima partita, bisogna fare grande attenzione perché ha qualche punto di sutura. Ma noi abbiamo bisogno dei suoi piedi”.

Giovedì la visita al Bambin Gesù al quale Spalletti è legato, ma anche alla sressa Toscana duramente colpita dall’alluvione. “Quella del Bambin Gesù è un momento che la Federazione aveva già costruito, la Federazione è sempre molto attenta a questi fatti dove c’è bisogno di presenza. Io già quando ero a Roma avevo avuto la possibilità di andare a condividere qualche momento di felicità con questi bambini, per cui ora che ci debbo tornare sono felice. Visto che poi c’era da fare questo incontro con Totti era giusto riuscire a metterlo a disposizione perché anche lui è stato uno sempre molto sensibile per queste situazioni riguardanti i bambini che necessitano di aiuto. Se questo momento lo doniamo a ragazzi che sono amici miei ma anche amici suoi penso sia una cosa bella per entrambi. Mi fa piacere riparlare con lui, potergli ritelefonare perché quando l’ho avuto da allenatore per me è stato fonte di ispirazione, da calciatore mi ha fatto vedere delle cose importanti sulle linee di passaggio cariche di estro, fantasia. Molte cose che mi ha fatto vedere sono ancora innovative, sono un supporto enorme per permettermi la carriera che ho fatto. La Toscana è la mia terra, il mio sangue. E’ una sofferenza vedere che molte famiglie normali, persone che hanno difficoltà, ritrovarsi ancor di più a dura prova. Ringrazio la Federazione per aver aiutato queste persone anche se poi ho visto che l’hanno già fatto da sole perché il giorno dopo erano già lì a spalare…”.

Da valutare il campionato in corso. “In generale stamani parlavo ai nostri calciatori che le cose fondamentali sono la costruzione e la pressione, contano quelle nel calcio. E poi proprio perché l’avevo un po’ visto, sono le distanze del blocco squadra. Con le distanze giuste si può dominare e ogni tanto anche soffrire nella maniera corretta, se una squadra difende con i piedi sull’area di rigore la cosa essenziale è che il blocco squadra sia tutto lì intorno. Questo fatto delle distanze è importante, anche il City a volte si difende basso ma concedere campo senza spazio tra i reparti è la cosa più importante. Bisogna stare tutti in 30 metri per potersi aiutare e sviluppare. Le squadre forti non perdono mai le distanze, soprattutto nei migliori momenti delle squadre avversarie. Con l’Inghilterra nel secondo tempo ci siamo un po’ allungati, mentre nel primo tempo abbiamo fatto benissimo”.

Per rispetto, del Napoli preferisce non parlare. “Non ho niente sul Napoli… Me l’ero un po’ preparata, ma io sono l’allenatore della Nazionale e in questo momento andare a parlare delle società credo sia ingiusto. E’ ingiusto fare sempre paragoni e confronti col passato, ogni giocatore e allenatore deve essere giudicato per ciò che ha fatto in passato, per il tentativo che ha fatto di creare dei miglioramenti anche alla squadra perché tutte le squadre possono essere migliorate. Garcia ha fatto vedere di essere una persona perbene, equilibrata, non è stato giusto fin dalla prima partita confrontarlo col passato della squadra. Quel passato lì è un passato bellissimo che fa parte di una storia bellissima che il nostro calcio si deve portare dietro perché è stata una emozione incredibile”. 

Donnarumma capitano visto che per ora è fuori Immobile. “Il capitano ha anche il numero di presenze, ma è cosa dice, è colui che indica la strada, è anche il leader che viene fuori quando ci sono le difficoltà. E’ in base a ciò che dice nelle interviste, in base alla stima che ha verso tutte le componenti. Spesso il capitano è quello stimato anche dagli avversari. Ho lasciato il Capitano che c’era. Donnarumma mi è piaciuto come si è comportato nell’ultima gara a Milano, ha fatto vedere di avere personalità. Ha preso tutto e non ha reagito, ha fatto vedere di non reagire, quello è un comportamento da capitano. Non escludo nulla, di sicuro è un discorso che in vista dell’Europeo può essere ridiscusso”. 

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