Testa, gambe e cuore a Budapest

Stefano Sale *

Adesso parlare di campionato non ha quasi più senso. Nonostante il pareggio a Bologna la Roma rimane in corsa per il quarto posto, e quindi per un posto in Champions League. A distanza di pochi giorni ecco un altro zero a zero, ma molto più importante. La Roma elimina il Bayer Leverkusen ed accede alla finale di Europa League dove sfiderà il Siviglia di Monchi. La seconda finale europea in due anni. Roba da fantascienza. Un altro miracolo targato Josè Mourinho. L’unico in grado. La storia dice questo, i risultati parlanchiaro, e non da adesso, 26 titoli in carriera, ovunque è andato. Un vero fenomeno, alla faccia dei puristi giochisti. Non tiriamo in porta e non facciamo gol, ma a pallone contano solo i risultati, nessuno si ricorda del bel gioco se non arrivano poi le vittorie. Per lo spettacolo c’è il cinema o il teatro. Non fare giocare gli altri è un sistema di gioco, piaccia o no, il sistema dello Special, che funziona, che porta alla gioia il popolo romanista. Chi preferisce altro si accomodi pure,  io mi tengo tutta la vita la coppa alzata a Tirana e la finale che giocheremo a Budapest, emozioni che cambio mai con lo spettacolare 4-5 con l’Inter, o col record di punti di qualche altro santone che alla fine ha portato il nulla. Perdere non mi diverte. Mourinho mi ha portato due finali in due anni, con una rosa corta, zeppa di infortuni, quasi sempre in emergenza.  Una squadra nettamente inferiore alle altre di concorrenti di testa, una squadra sicuramente meno forte di quelle avute in passato da Spalletti, Rudi Garcia o Di Francesco. Una squadra che segna col contagocce ma che si difende in maniera straordinaria. È riuscito a creare un gruppo dove anche chi non gioca da il fritto in campo. Un miracolo che solo lui poteva fare. Non ce n’è per nessuno. Adesso testa, cuore e gambe alla Puskas Arena di Budapest. La partita più importante stavolta non è la prossima. Daje Josè. Daje Roma!

*Roma Club Dublino, tifoso Roma

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