Un anno di calcio: da Agnelli a Trentalange, scandalo all’italiana

Nella foto: Andrea Agnelli-Pavel Nedved-Federico Crerubini-Maurizio Arrivabene (foto Daniele Buffa/Image Sport)

Andrea Agnelli è uno che ha sempre sognato in grande. Ha avuto tanti meriti, a cominciare da quei nove scudetti di fila conquistati con la Juventus oltre a due finali di Coppa Campioni. In mezzo tanti scivoloni, dalla Superlega, insieme a Real Madrid e Barcellona, per finire con l’inchiesta Prisma che rischia il prossimo anno, di sconvolgere nuovamente il calcio italiano. Così dopo Calciopoli, altra tegola sul calcio bianconero. Plusvalenze e stipendi “ballerini” nel periodo Covid. L’acquisto di Ronaldo che ha frenato la crescita bianconera, con tanto di addio di Marotta, la carta segreta dello stesso CR7 sugli siprendi, roba che fa tremare la Juve. Agnelli si è dimesso, con il cugino John Elkann pronto ad avviare un nuovo ciclo. Ma con la spada di Damoche di un’inchiesta che rischia di fare ulteriori e gravi danni. Che alla Juve attirano come calamite.

Dall’altra lo scandalo Alfredo Trentalange, presidente dell’Aia, associazione italiana arbitri, costretto a dimettersi dopo l’esplosione del caso Rosario D’Onofrio, ovvero l’ex procuratore capo dell’Aia arrestato a novembre dalla Guardia di Finanza per traffico internazionale di droga. Di qui la catena di Sant’Antonio, che ha portato Trentalange a fare le valige ma con tanta pressione addosso. Una spintarella perché lasciare una poltrona, non è mai facile.

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