E la chiamano “coppetta” Italia: le verità segrete di Inter-Juventus

Nella foto: Inzaghi e Allegri di nuovo faccia a faccia (foto Daniele Buffa/Image Sport)

di Dario Ricci *

E dire che c’è pure chi la chiama “Coppetta” Italia…Certo la formula fa a dir poco discutere, le big sono sempre favorite, l’attenzione sulle fasi iniziali della manifestazione è a dir poco relativa, ma cosa ti spunta alla fine da questo guazzabuglio? Una finale tra Inter e Juventus (che tra l’altro, in caso di probabile scudetto nerazzurro, già si ripeterà comunque nella prossima Supercoppa)! Insomma la sfida delle sfide, il duello tra due modi di concepire il calcio, il Gioco, l’esistenza e il mondo. Il che non è poco, ma non neanche ancora tutto. Perché il risultato della finale dell’11 maggio a Roma influenzerà il prossimo decennio (stima fatta per difetto) del nostro calcio. Vediamo rapidamente perché.

“Alla Juventus vincere è un obbligo; ma quel che mi dispiace di più è aver perso lo scontro diretto coi nerazzurri a Torino, perché quello ha deciso il destino del campionato”: è la frase chiave delle dichiarazioni di Max Allegri nel dopogara della vittoriosa semifinale di ritorno con la Fiorentina; da un lato perché rivela il bluff allegriano delle settimane precedenti (quel reiterato puntare solo al quarto posto, che invece nascondeva l’ambizione di rientrare di prepotenza nel giro-scudetto); dall’altro esplicita la percezione del cambio di gerarchie in atto, che potrebbe essere ora sancito proprio dalla finale della “Coppetta”. La vittoria interista nella finale di Supercoppa a San Siro a gennaio siglata da Sanchez era arrivata contro una Juventus che cominciava appena a mettere insieme i cocci del tremebondo inizio di stagione; il più recente successo nerazzurro in campionato a Torino ha visto in campo forse la miglior Vecchia Signora dell’annata tanto da far definire “allegriana” l’impostazione tattica data al match da Simone Inzaghi. Lungo questo sentiero, ovvio che quel che accadrà l’11 maggio a Roma assume un valore dirimente: o si compirà fino in fondo la Rivoluzione, o sarà Controriforma bianconera (e visto l’andamento stagionale e soprattutto il modo – cinico e fisicamente preponderante – con cui la Beneamata si è imposta a Torino, a questo punto sarebbe più sorprendente la seconda che la prima).

Come tutti gli opposti, gli universi di Juventus e Inter si respingono per poi fatalmente attrarsi, fino a mescolarsi. Vorrebbe essere forse oggetto di un amore istintivo, irrazionale, viscerale, la Vecchia Signora, proprio come accade all’Inter, lei che invece nell’universo bianconero disegnato dalla proprietà Agnelli deve essere soprattutto qualcosa capace di “funzionare” bene; e forse l’Inter (pur certo paga dei suoi successi, a partire dallo storico Triplete) vorrebbe essere ancor più vincente, come la rivale appunto, come se ogni titolo sancisse la superiorità non tanto tecnica, ma etica di cui il popolo e i colori nerazzurri si sentono depositari in particolare dopo Calciopoli. Insomma, ognuna ha qualcosa che l’altra desidera, aldilà e attraverso la viscerale contrapposizione in campo e fuori, senza contare gli intrecci tecnico-dirigenziali delle ultime stagioni, con i successi nerazzurri di oggi (e forse anche di domani) “figli” di quelli bianconeri di ieri lungo l’asse Marotta-Conte-(e, forse, Dybala…). E senza dimenticare i temi tecnici che ci saranno, sul prato dell’Olimpico quella sera, a partire proprio dal ruolo che potrà recitare la Joya, ormai con la valigia in mano fuori dal progetto-Juventus, e magari proprio con prossima destinazione la Milano nerazzurra… Ci sarà tempo e modo per ritornare, da questa bandierina esposta ormai ai venti e alle intemperie di un infuocato fine stagione, di ritornare sull’appuntamento dell’11 maggio. Ma alla fine, se come ultimo atto ci regala un Inter-Juventus così, è davvero impossibile chiamarla “Coppetta”ì Italia.          

*giornalista di Radio24-IlSole24Ore

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