Nel 1968, nella Nazionale che vinse l’Europeo, c’era Gigi Riva, che non era sardo ma che impersonificava e rappresentava in tutto e per tutto una regione. Oggi, 2021, c’è Nicolò Barella, cagliaritano e rappresentante dell’isola nei tempi moderni. “Segnare un gol è sempre un’emozione. Farlo all’Europeo è ancor più bello. Il gol è importante, aiutare la squadra è ancora meglio. Per quanto riguarda Riva, dico che è un mito, irraggiungibile, quel che farò nella mia carriera sarà bellissimo. Spero di avvicinarmi e di rendere orgogliosa la Sardegna”.
Tra due giorni la semifinale contro la Spagna, la madre di tutte le partite. Da giocare a centrocampo. “Hanno avuto grandi campioni che hanno ispirato tutti, come Xavi e Iniesta. E’ facile dire che siamo stati ispirati ma tutti quelli che amano il calcio. Io ho caratteristiche diverse, rivedermi in loro era difficile. Busquets è da tanti anni uno dei migliori al mondo, nella Spagna, nel Barcellona. C’è solo da fargli i complimenti, poi ci sono Pedri, Koke. Sarà una bella partita e cercheremo di battere il loro centrocampo e di battere la Spagna. Diffficile fare paragoni con il pasaato. La Spagna campione d’Europa, come collettivo, era un centrocampo incredibile. C’erano grandissimi campioni, qui ci sono grandi giocatori, speriamo di fare come loro e magari anche meglio”.
Una partita che si vince a centrocampo. E quello azzurro, mette paura. “E’ bello ricevere tanti complimenti. Facciamo un lavoro importante per la squadra, il fulcro di tutto è il gruppo, la forza d’intenti comune. E’ quello che cercheremo di portare fino alla fine della competizione e negli anni. Il centrocampo è il reparto dove passa il gioco, Jorginho e Verratti sono due fenomeni e cercano di far girare la squadra. Io cerco di pensare all’inserimento. Siamo tutti titolari, non sono solo io il titolare o Locatelli solo l’alternativa. Ci sono Pessina, Castrovilli, chi è rimasto a casa per infortunio o scelte. Parlare solo di noi tre sarebbe irrispettoso ma insieme a quello dell’Inter è uno dei centrocampi più forti in cui abbia giocato. Però qui mi trovo altrettanto bene. Qui c’è rispetto tra tutti ma dentro di noi creiamo delle rivalità che ci spingono a fare meglio e poi a vincere. Jorginho? Non sbaglia mai, lo fa raramente, è difficile dire che poteva fare meglio o in un altro modo. Ognuno fa il suo gioco, si può sempre far meglio o peggio ma il calcio è così: Jorginho raramente fa male o peggio”.
Una squadra che Mancini ha plasmato col tempo e a volte scegliere non è facile. “Berardi o Chiesa? Mimmo viene dentro al campo, Fede sta largo, io mi adatto ai loro movimenti ma non cambia niente per me”.
Innegabile che senza Spinazzola l’Italia perde tanto. “E’ stato strano, non festeggiare perché è successo qualcosa al tuo compagno, un protagonista, è stato difficile. E’ stato il primo gol per il quale non ho esultato a fine partita. Il calcio dà tanto, ci toglie tanto, purtroppo è il nostro lavoro, la nostra passione. Non possiamo far altro che renderlo orgoglioso in altri modi e festeggiare per lui. Adesso tocca a Emerson. Hanno caratteristiche diversi, sono tutti e due propensi alla fase offensiva. Eme è un grandissimo giocatore come Spina. Non c’è nessuno preoccupato per questo, nessuno ha niente da consigliare a lui: ha vinto la Champions, ci aiuterà come sempre fatto. Ha già giocato tantissime gare per noi, c’è solo fiducia per lui”.
In nazionale c’è una overdose di fiducia. “Come ho detto da quando sono qui in Nazionale, il mister ci ha dato una mentalità vincente. Giochiamo sempre per vincere, a me è andata sempre bene, ma il mister ha fatto un grandissimo lavoro. La sua mentalità ci ha dato tanto, giochiamo tutte le gare per vincere sempre, fino alla fine. Ora la Spagna: è una gara difficile, siamo due squadre simili, vogliamo entrambe il pallino del gioco, cercheremo di tenerlo noi e di metterli fuori tempo. Spero sia una bella partita, ce la godremo in un grande stadio che è un ambiente fantastico. Notti magiche? Si possono vivere emozioni anche senza averle vissute, coi racconti. E’ stato bello, quel 1990, speriamo di farlo rivivere alla gente in un periodo così”.
Questa Italia sembra avere qualcosa di simile con l’Inter campione d’Italia. “La parola che le accomuna la tengo dentro di me e la dico alla fine… C’è sicuramente una grandissima unità d’intenti, l’obiettivo era lo Scudetto e ce l’abbiamo fatta. Qui era arrivare più lontano possibile e ce la stiamo facendo alla grande. E poi il gruppo: ha fatto la differenza all’Inter e lo sta facendo qui. Qui è anche più facile, siamo tutti italiani, abbiamo una cultura simile che ci avvicina”.
Infine, un pensiero per le tre figlie. “Mi sono sempre piaciute le responsabilità. Spero di renderle orgogliose: mi mancano e mando loro un bacio, sperando di festeggiare con loro alla fine”.