Costa Diadema, la più brutta sconfitta dell’Italia

Massimo Ciccognani

L’odissea della Costa Diadema è finita. Finalmente. La nave della Costa Crociere arriverà a Piombino dopo che tanti altri porti della penisola gli hanno chiuso le porte in faccia. Ha deciso il Mit, in accordo con la ministra De Micheli, perché era impensabile che questa nave, battente bandiera italiana, continuasse a rimanere in mare aperto senza che nessuno gli tendesse la mano. Arriverà in tutta sicurezza, con attente verifiche sanitarie. Una bella notizia per i marittimi imbarcati sulla Diadema che prima dell’emergenza operava negli Emirati Arabi. Ma il suo ritorno a casa, è stato un incubo avendo ricevuto il no all’attracco a Venezia, Gioia Tauro, Civitavecchia e La Spezia. A bordo solo marittimi, tanti italiani, sostenuti oggi hanno dall’accorato appello dei sindaci di Ischia e Procida affinché la nave trovi un porto per accostare. Lenzuola bianche dai balconi con scritto “siamo sulla stessa barca”, perché su quella nave ci sono tanti marittimi napoletani. I sindaci di Ischia e Procida vicini alle famiglie, hanno scritto alla ministra affinché si faccia carico del problema. Che è umano, prima di tutto. La Diadema non chiedeva la luna, solo un accosto. Qualcuno ricordi, come hanno scritto i sindaci Ambrosino e Caruso, “che la Patria è una, nella buona e nella cattiva sorte. Sono mariti, padri, figli della nostra amata Patria”. Ma l’Italia, brava ad affacciarsi ai balconi per testimoniare l’affetto verso medici e operatori sanitari, sta mostrando in questa vicenda il volto peggiore. Un Paese, che chiude le porte in faccia agli italiani. E così, in tema di coronavirus, torna dilagante il tormentone “porti chiusi”. In principio furono i migranti, adesso navi da crociera battenti bandiera italiana. La paura mischiata al populismo di chi si nasconde, in questo caso, dietro il falso storico della paura da contagio quando queste navi chiedono solo di poter toccare terra, rivedere la luce. Nessuno scenderà a terra se non ci saranno le misure di sicurezza, nessuno infetterà i territori perché chi non è stato colpito dal virus, sarà prelevato sottobordo e accompagnato verso il proprio domicilio. Gli altri, eventualmente, seguiranno il protocollo a bordo fino al termine della quarantena. Alla Diadema è negato tutto questo, fino a poco fa. Diceva una vecchia canzone di Franco Califano che “chi arriva dal mare, rispettalo”, quel rispetto calpestato sull’altare di interessi politici ancor più che di salute. Carità cristiana e assistenza a chi ne ha bisogno, che in queste ore continua a venire meno. Sono italiani che i porti italiani stanno abbandonando. Per fortuna, non tutti. Quei marittimi sono nostri cittadini, vanno aiutati e supportati in un momento particolarmente difficile. Lasciarli in alto mare, è la peggior risposta che un essere umano possa dare. La Diadema, ripetiamolo, batte bandiera italiana, loro sì, e rappresenta insieme alle altre navi della flotta Costa, il nostro orgoglio in tutto il mondo. Una storia maledettamente infinita: la Diadema di oggi, come i migranti di ieri, per i quali lo stesso Papa Francesco si è a lungo battuto. Che qualcuno non voleva e che oggi continua a rigettare. La Diadema ha finalmente trovato un porto ad accoglierla. Gli altri, che l’hanno rifiutata, dovranno guardarsi allo specchio e fare i conti con la propria coscienza. Se ce l’hanno. Mettiamo pure bandiere ai balconi: ma la bandiera della coscienza qualcuno la tenga abbassata, perché una coscienza ha dimostrato di non averla. Per fortuna Piombino ha riscritto la storia, ma quanto fatto con la Costa Diadema, rimarrà per sempre una pagina nera per il nostro Paese.

Il grido accorato di un ufficiale di Costa Crociere