Giù il sipario. Si chiude una stagione malinconica per la Roma, chiusa con una vittoria che però non è bastata per centrare la Champions. Una chiusura tra tante lacrime. Comprese quelle di Claudio Ranieri. “Le lacrime? No, è stata pioggia (ride). Faccio questo lavorio perché l’emozione mi prende ancora. Non me l’aspettavo tutto questo affetto, per cui mi sono commosso. Se fossi stato attento mi sarei comportato diversamente, ma è bello dimostrare i propri sentimenti. Sono un tipo timido e vergognoso, non mi piace far vedere le mie reazioni. Il risultato complessivo della stagione è ni, volevo entrare in Champions, non ci siamo riusciti. Gli avversari sono stati più bravi, abbiamo cercato di fare il meglio in una situazione complessa. Ringrazio i ragazzi e il pubblico romanista. Cosa ho detto a De Rossi? Mi scordo le cose… niente, gli ho fatto i complimenti, lui che era contento di finire insieme a me stasera”.
Il grande affetto della Daniele, domani il vento soffierà di nuovo. La Roma sta cercando di trovare la sua strada, credo che lo stadio sia lo scoglio più importante, non solo per la Roma ma per le società che vogliono farne uno più moderno. Altrimenti resteremo sempre dietro agli altri campionati. Spero che possa tirare su presto la nuova casa giallorossa”.
Seconda volta in giallorosso, un bilancio che Ranieri repura positivo. “Mi ritengo una persona fortunata, sognavo di venire in questo stadio, mi chiedevo se avrei potuto giocarci. L’ho fatto, per poco tempo. Poi ho avuto la fortuna di allenarla e di tornare. Sono contento di essere tornato a casa, mi spiace non essere riuscito nell’impresa di portare la squadra in Champions League. Ma vado via soddisfatto, convinto di poter fare il massimo. Se Pallotta chiamasse, cosa gli risponderei? Di certo non gli posso dire che si è perso amore (ride, ndr).Credo che anche dall’America abbia visto e avrà capito cosa significa essere il presidente della Roma. Capisco però la mentalità degli imprenditori, devono fare il passo secondo la gamba, devono gestire un’azienda difficile nella programmazione, nelle scelte di giocatori e allenatore. Basta un nonnulla per sbagliare, poi chi paga sono i tifosi e la presidenza. Parlo in generale, di tutti questi nuovi dirigenti che investono nel calcio, che siano americani, russi, arabi, tutti vogliono vincere, poi si scontrano con realtà. Quando ci saranno venti magnati, uno vince e tre retrocedono. Serve una via maestra, nonostante delle correzioni che via via vanno prese. Questo è il calcio, bisogna essere sempre fiduciose. Qui alla Roma c’è un presidente che sta cercando di fare le cose fatte bene. Magari i tifosi vogliono solo vedere le novità sul terreno di gioco, ma devo dire che dietro c’è una struttura che funziona”.
E sul futuro chiosa. “Mi sento un allenatore europeo, l’ho detto, dove ci sarà un progetto intrigante andrò, o meglio, dove ci sarà bisogno di risolvere qualche cosa. Chi voglio sulla panchina della Roma? Non lo so, l’importante è che il prossimo allenatore faccia bene, me lo auguro da tifoso”.